IL CULTO DI SANTA FELICITA MARTIRE
Ci sembra opportuno conoscere questa santa patrona nella sua vita privata,
nel sociale e, meglio, nell ' eroicità del suo martirio.
Felicita, discendente da una delle più antiche famiglie patrizie
di Roma, probabilmente dalla
gens Claudia, visse nella Roma imperiale durante la prima metà
del Il secolo.
Non si conosce nemmeno il nome di colui al quale Felicita si era unita
in matrimonio ma la
tradizione vuole che fu lui a farla diventare madre per ben sette volte.
Erano trascorsi un centinaio di anni dalla morte di Gesù sulla
croce e, grazie alla
predicazione di Pietro e Paolo, il Cristianesimo era andato diffondendosi
sempre più, non solo
fra i diseredati e gli umili ma anche tra le famiglie patrizie, proprio
a causa dei saldi principi
su cui si basava la nuova religione. La dura attività di madre
e i numerosi impegni domestici
non ~ vietarono a Felicita di rivolgere l'attenzione a quella religione
orientale chiamata y
Cristianesimo, della quale abbracciò gli insegnamenti convertendosi
con tutta la famiglia.
Questo non era affatto strano, perche la buona novella andava diffondendosi
nel gruppo
sociale aristocratico e perfino tra i componenti la famiglia imperiale~
questa divulgazione fu
opera soprattutto di alcune donne che, dopo la loro conversione al cristianesimo,
daranno un
grande impulso alla diffusione della religione cristiana in Roma~ sono
quelle " clarissimae
feminae" il cui influsso diverrà determinante all'epoca di
Costantino il Grande.
Nella casa di Felicita venivano organizzate riunioni per celebrare gli
agapi del pane e del
vino; lì si leggevano i passi dell' Antico Testamento, lì
si discutevano i miracoli e gli
insegnamenti di Gesù, lì i dettami degli Apostoli venivano
applicati alla vita giornaliera del
romano comune.
Per questi riti, quasi certamente, veniva utilizzata la villa di campagna
della famiglia di
Felicita, posta nella zona di Fidenae, appena fuori città. Oltre
la carità in Cristo, Felicita
esercitava maggiormente quella verso il prossimo: le ricchezze di famiglia
erano state messe a
disposizione della Chiesa, come testimoniano gli Atti degli Apostoli Il
la moltitudine di
coloro che erano venuti alla Fede aveva un sol cuore ed un 'anima sola,
ne vi erano tra loro
differenze e nessuno diceva di sua proprietà quello che gli apparteneva
ma ogni cosa era tra
loro in comune... ".
Le lunghe file di mendicanti al portone di casa, il gioco dei figli della
santa con i figli degli
schiavi, i strani volti di tipo orientale che frequentavano la dimora
di Felicita, lo stesso suo
trasformato atteggiamento, misero sull ' avviso alcuni invidiosi che,
contrari al Cristianesimo e
avidi delle ricompense promesse ai delatori, denunciarono la santa come
appartenemte alla
setta odiata dei cristiani, condannata dagli Editti di molti imperatori.
Fu così che Felicita si trovò dinanzi ai tribunali per rispondere
di un'accusa tanto grave!
Era appena morto da un anno l'imperatore Antonino Pio ( 138- 161) sotto
il cui regno il
mondo romano e perfino i cristiani avevano goduto di una relativa pace
e tranquillità.
Regnava, ora, il nuovo imperatore Marco Aurelio che, nonostante sia stato
definito dagli
storici persona veramente umana e dalla mentalità liberale ed aperta,
pur tuttavia non
disdegnò di applicare la persecuzione verso i cristiani in tutto
1 'Impero.
Alle veementi accuse dei sacerdoti pagani, Marco Aurelio restò
molto turbato a causa della
nobiltà della matrona ma poi si fece convincere dalla necessità
di combattere i cristiani,
fautori della distruzione del diritto e dello stato romano; con dispiacere,
perciò, ordinò che si
procedesse nel giudizio contro Felicita e affidò il processo al
suo prefetto Publio, grande
giureconsulto, la cui statua orna ~=OM-Ie sede del Tribunale di Roma.
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Alla matrona e ai figli condotti nel Foro di Marte, Publio lesse l'accusa
tanto infamante per
una nobile di famiglia senatoria, cercando di convincere la donna ad abiurare
con la semplice
deposizione di un chicco di incenso sul braciere che ardeva davanti alla
statua
dell'imperatore. La santa non si convinse in nessun modo, anzi dichiarò
apertamente la sua
fede in Cristo davanti a tutta l' assemblea, incitando i figli a fare
la stessa cosa.
Vane furono le minacce, vane le promesse; essa resistette ad ogni tipo
di imposizione.
Publio allora comprese che non c'era altro da fare ed emise il giudizio
durissimo: morte per
tutti i componenti la famiglia!
Immenso fu il dolore della madre, meraviglioso il suo contegno di fronte
al supplizio dei
figli; più si sfogava la rabbia del carnefice, più questa
martire era costante nel professare la
fede e nell'incoraggiare i figli a sopportare i tormenti per amore di
Cristo.
Gennaro, il maggiore dei figli, venne fatto battere con fruste a palle
di piombo finche il suo
corpo, ridotto ad un ammasso di carne lacerata e sangue, non rese l' anima
candida aDio;
Filippo e Felice morirono sotto i colpi di bastone; Silvano venne gettato
da un'alta rupe
formata dal taglio di cava della zona fidenate; Alessandro, Vitale e Marziale,
essendo minori,
furono decapitati. I santi martiri furono seppelliti in quattro cimiteri
diversi, a seconda della
località ove avrebbero subito il martirio.
A tutti i supplizi dei figli venne fatta assistere la madre con la speranza
di un'abiura, invece
essa incoraggiava i figli ripetendo loro di non guardare le cose terrene
ma il cielo! Alcuni
mesi più tardi, il giorno 23 novembre 162, venne decapitata, essendole
stato risparmiato
l'ultima umiliazione dell'esposizione " ad bestias" nell'anfiteatro
ad opera di alcune matrone
altolocate e sue amiche.
Questa la narrazione della vita e del martirio di Santa Felicita e dei
suoi sette Figli secondo
le più antiche " passiones" del IV N secolo basate più
sull'agiografia che sulla storia;
sono comunque estremamente interessanti per la loro antichità,
anche se qualche studioso vorrebbe
ricondurre il martirio della santa a quello di altri sette martirizzati
che non avevano alcuna
parentela con Felicita. In ogni modo noi l'accettiamo cosi com'è...!!
Questa "passio " si fa riferire all'anno 370 d.C. e fu scritta
seguendo le indicazioni della
tradizione orale che circolava negli ambienti cristiani di quei tempi,
non molto lontani, quindi,
dai fatti realmente avvenuti.
Sappiamo perfettamente dalle fonti storiche, invece, che il sepolcro della
Santa era posto nel
Cimitero di Massimo, detto poi più comunemente di S. Felicita sulla
via Salaria,mentre le
scritture antiche hanno ignorato totalmente l'esistenza di un Oratorio
di Santa Felicita posto
nella I/JRegio Augustea, adiacente alla Domus Aurea Neronis," questo
fu scoperto nel 1812
completamente interrato. Durante gli scavi di svuotamento del locale,
gli studiosi poterono
trascrivere le numerose iscrizioni e riprodurre le icone delle pareti
che andavano lentamente
disfacendosi al contato con l'aria esterna e con la luce. La pittura più
interessante
dell'Oratorio, che fece scoprire a quale santa fosse dedicata la chiesetta,
era quella che
adornava la nicchia di fondo della stessa con il Salvatore che incorona
la Santa martire
Felicita, attorniata dai suoi sette Figli.
Questa Santa, quindi, ebbe un culto antichissimo tra i cristiani dei
primi secoli, sicuramente
insediatosi sul luogo della primitiva dimora della santa o ove fu trattenuta
in attesa del
processo, come dimostrano le numerosissime iscrizioni votive e gli abbondanti
graffiti.
Anche la ricca successiva iconografia di tutti tempi e dei più
svariati paesi d'Europa è legata
sempre alla " passio": i sette figli sono riprodotti sotto la
vigile custodia della santa madre che
addita loro il cielo in una eloquente staticità~ altri artisti
la rappresentano con la palma del
martirio sulla mano destra e con la sinistra reggente un piatto su cui
sono posate le teste
mozzate dei sette figli, altri con il Cristo glorioso che sorregge la
palma del martirio sul capo
di lei e dei suoi sette Figli.
Grande devozione mostrarono alcuni pontefici verso la santa come Damaso,
Bonifacio I e 10
stesso S. Gregorio Magno, lo stesso attaccamento devozionale ebbero per
secoli le donne
romane alla loro specifica santa " cultrix romanarum", in special
modo quelle che, per motivi
più vari di sterilità, ricorrevano a colei che aveva avuto
una cosi numerosa e cosi forte
progeme.
Anche il popolo di Affile ha onorato costantemente la sua Santa Protettrice
e Patrona,
imponendo a molte fanciulle neonate il bel nome di Felicita.....!
La popolazione affilana ordinò nel 1826 l'inserimento delle reliquie
di Santa Felicita in una statua di cera, rappresentante la martire in
posizione di riposo "post mortem", a seguito del martirio, collocata
all'interno di un'urna di legno dorato e vetro.L'urna completata fu trasportata
a spalla da 16 giovani affilani da Roma a Subiaco, tra il 6 e il 7 luglio.Da
quella località vicina, l'urna fu prelevata in solenne processione
da tutto il popolo e condotta nella Chiesa Parrocchiale di Affile.
....Informazioni tratte dal libro 'AFFILE attraverso la sua trimillenaria
esistenza' di GIOVANNI SOZI, finito di stampare nel mese di Novembre 2002...
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